giovedì 26 febbraio 2009

wired - one week post. Li leggevo su carta, li percepivo come in TV

Eccomi qui, a proposito di blog anacronistici. E' una settimana post-uscita del primo numero di Wired Italia, che ho sfogliato e letto con piacere. Alcune piccole riflessioni sull'argomento.
1) essendo lettrice di wired *original* da qualche anno, non potevo non accogliere con entusiasmo la nascita della versione italiana. Da sempre, quando lo leggo, lo amo e lo odio. Ho l'impressione che sara' cosi' anche con la versione italiana. Scrive cose di cui mi interesso, mi fa sorridere e mi fa sobbalzare (i giudizi su cosa e' wired e cosa non lo e', sono spesso taglienti e oggetto di divertenti discussioni...).
2) l'ho aperto con il  pensiero fisso "speriamo che sia identico a quello americano", non e' proprio cosi' ma e' perfettamente in linea (nel bene) con alcuni squarci sull'italia. La personalita' si intravede ma aspetto gli altri numeri! e comunque gli approfondimenti e le belle tavole illustrate ci sono, e son gia' contenta...
3) commento serio: ho aperto la rivista, ho iniziata a leggerla e piano piano ho realizzato una cosa alla quale non avevo mai pensato. Una sensazione strana: avendo sempre letto di certi argomenti in inglese, ho realizzato che automaticamente li collegavo in modo esclusivo alla cultura anglosassone, quindi li leggevo immaginandoli come lontani da me. Come ho scritto ad amici per email, li leggevo su carta ma li percepivo come se li guardassi in TV. Non che di certi argomenti non si legga in Italia, ci sono ottimi blog sull'argomento, alcune trasmissioni radio e alcuni inserti interessanti, come Nova24: ma non e' la stessa cosa, sai di leggere qualcosa che consultano "quelli come te", non di qualcosa che appartiene ad una cultura di massa (non che wired sia proprio di massa, pero' che influenzi le tendenze e' per lo meno senso comune...)
4) commento serio-bis: bisognerebbe suggerire queste (e altre simili) letture agli studenti di oggi, perche' possano realizzare cio' che il nostro sistema scolastico e sociale non gli dice (oggi mi sento anche in veste "la vecchia zia"): non si e' mai troppo giovani per fare sul serio nel costruirsi il futuro. Uno sguardo mirato alle eta' di scienziati, persone che hanno realizzato progetti importanti o che rivestono ruoli chiave. All'estero si e' adulti a vent'anni, in Italia a trenta. Forse. Ossia quando ti sei fumato gia' buona parte dei neuroni. Non va bene.

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